venerdì 20 dicembre 2013

HR in tutti i 5 sensi: “Come ascoltare i segnali che provengono dall’organizzazione?”

“La tecnica è comunicazione: le due parole sono sinonimi nei direttori d'orchestra.”
Leonard Bernstein

Gestire l’armonia dei talenti e le distinte voci orchestrali richiede orecchio e proprio agli
esperti musicali dell’ascolto, si è rivolta AIDP Abruzzo e Molise, per comprendere come prestare attenzione ai segnali di un’organizzazione. Il protagonista di questo incontro sensoriale è l’udito e la sala d’ascolto il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara.
La chiave di volta o di violino dell’incontro è l’analogia tra un direttore d’orchestra ed un HR d’azienda. Così come il direttore deve essere un grande comunicatore, un coordinatore di talenti, nonché  il modello di riferimento per impostare l’idea del suono che si vuole realizzare, con altrettanta flessibilità, il direttore delle risorse umane deve esserlo in azienda. Entrambe devono conoscere le parti di tutti i componenti del gruppo, valorizzandone le peculiarità e cogliendone gli errori. I singoli musicisti tanto quanto i dipendenti devono imparare a lavorare all’unisono, attenendosi al proprio ruolo ed al ritmo della squadra.

“Il gruppo musicale nasce da musicisti abituati a lavorare singolarmente, a suonare il proprio strumento, scelto tra l’altro o per attitudine o per induzione”, come spiega il Prof. Giorgio Bafile, docente di Didattica presso il Conservatorio di Pescara, al microfono di Sara Cocomazzi, socia AIDP. “L’attitudine dell’allievo, infatti, non viene vagliata o sensibilizzata dai professori, ma la si lascia maturare nell’indole del musicista, non intervenendo neanche sul piano motivazionale”. Nella formazione di un’orchestra, pertanto, diviene essenziale scegliere musicisti con un livello professionale omogeneo, in cui le attitudini musicali dei singoli si fondano con successo in quelle degli altri. Né solisti, né voci fuori coro. “L’orchestra non è solo un gruppo musicale_ osserva Bafile_ è un’Istituzione composta da professionisti”. “L’arte del direttore risiede proprio nella sua capacità di ascoltare, integrando e coordinando le voci di ogni singolo strumento, suonato da ogni specifico musicista.

Per cogliere l’immediatezza del  lavoro di un gruppo musicale, il Maestro Giorgio Fabbri ha “orchestrato” una diretta con tre musicisti, alle prese per la prima volta con uno nuovo spartito e con dei nuovi colleghi con cui fare squadra (flautista Prof.ssa Lorenza Summonte, pianista Prof. Giorgio Bafile, saxofonista Stefano D’Astolfo).
Creato il team di lavoro ed identificato l’obiettivo da raggiungere, si è aperto così il sipario sulle analogie metodologiche tra il mondo musicale e quello d’impresa. I solfeggi dei singoli strumenti ricordano il vociare dei manager attorno ad un tavolo prima della riunione,  il fervore iniziale trova l’attimo di silenzio nel solista che dà “il La” all’incontro, tarando le note ed il senso del ritmo. Il momento dell’accordo è funzionale tanto per l’armonizzazione degli strumenti quanto per i tempi di intervento di tutte le voci. L’obiettivo dell’orchestra così come quello del team aziendale è quello di suonare tutti la stessa musica, con modalità, ritmi ed obiettivi comuni. Lo spartito deve essere lo stesso, i ritmi di ogni strumento e le singole velocità devono essere considerati nella visione del lavoro/pentagramma, per cogliere il reciproco punto d’incontro/accordo.
I musicisti non hanno paura di sbagliare, rientra nel gioco delle parti e non temono le innumerevoli prove e rifiniture, anzi è l’aspetto che più li esalta. Nel gruppo musicale la leadership è diffusa, ognuno cerca di non soffocare gli altri con la propria velocità, ma impara a gestire il ritmo altrui, ascoltandolo.

I musicisti superano i manager nella capacità di provare subito tutto lo spartito, di vedere dove li porta quella musica, sebbene le note risultino confuse e poco chiare, ancora da limare ed addolcire. Si studiano subito i punti critici, si vagliano le diverse performance strumentali, si fa attenzione all’inizio ed alla fine del brano, perché queste sono le parti che emozioneranno il pubblico antistante.


E così uno spartito inizialmente gracchiante, assume la voce desiderata dal suo compositore ed il progetto prende forma e potenza. Solo il fine ascoltatore saprà poi cogliere l’afflato dell’orchestra ed il talento dei singoli professionisti. Uno, nessuno, centomila. (Elena Prizzi)


venerdì 15 novembre 2013

"HR in tutti i Sensi": l'UDITO - photogallery

tratto dall'evento "HR in tutti i sensi" - "Come ascoltare i segnali che provengono dall'organizzazione?" Conservatorio di Pescara - 31 ottobre 2013

Prof Giorgio Bafile - Sara Cocomazzi

la penna d'oro di AIDP: Elena Prizzi

Maestro Giorgio Fabbri


Prof G.Bafile - L.Summonte - F.D'Astolfo



Lorenza Summonte - Giorgio Bafile



mercoledì 13 novembre 2013

Survey TATTO: "Che Senso ha?"

"HR in tutti i Sensi" Riflessioni sensate sul nostro lavoro: TATTO
Survey indirizzata agli HR Manager di AIDP Abruzzo e Molise

Elaborata da: Alberta Ranieri e Silvia Mattioli
Evento TATTO - Brioni - Penne (Pe) 27 settembre 2013

I NUMERI
5 domande
33 Direttori del Personale intervistati
2 punti di vista: personale e aziendale
Punteggio da 1 a 5 (da un minimo di 1, affermazione per nulla condivisa a un massimo di 5, affermazione condivisa moltissimo)

1 - TOCCARE = EMOZIONARE

a) Quanto è importante per te emozionare, spiegare concetti anche difficili trasferendo un certo pathos, motivare con l’empatia?
4,6
b)  Quanto è diffusa ed apprezzata nella tua azienda la capacità, la competenza nel saper emozionare, coinvolgere empiricamente?
3,3

2 - TOCCARE = FISICITA' DEI RAPPORTI
In mondo così dematerializzato, in cui si comunica real time attraverso smart phones, video conferenze, emails, ecc. è ancora importante avere un contatto umano?
Guardarsi negli occhi, essere nello stesso posto e nello stesso tempo?
Quanto è importante per te? 4,8
E quanto per l'azienda in cui lavori? 3,5

3 - TATTO = EDUCAZIONE
Avere riguardo per i colleghi, trattarli con tatto, è un atteggiamento apprezzato e ricambiato o, al contrario,  viene frainteso con “debolezza”  e può portare gli altri ad approfittarsene?
Quanto è vero per te ? 3,5
Quanto per l'azienda in cui lavori? 2,9

4 - TATTO = MOTIVAZIONE
Bisogna “toccare il portafoglio” per motivare i propri dipendenti  o “toccando una spalla” riusciamo ad avere maggiore efficacia?
Quanto è vero per te? 3,8
Quanto per l'azienda in cui lavori? 3,6

5 - TOCCARE = POTERE
Può il tatto determinare chi tra le parti ha il controllo della situazione?  Chi detiene il “potere”?
Quanto è vero per te? 3,4
Quanto per l'azienda in cui lavori? 3,0

CONCLUSIONI
L’affermazione maggiormente condivisa dal punto di vista personale degli HR, che ottiene quasi il punteggio massimo (5), è:
«TOCCARE»=«FISICITA’ DEI RAPPORTI»
In questo tempo, nel nostro lavoro, risulta importante
avere un CONTATTO  UMANO,
Segue
«TOCCARE»=«CAPACITA’ DI EMOZIONARE»
In questo tempo, nel nostro lavoro, risulta importante
emozionarci e  emozionare anche attraverso il contatto

E L'AZIENDA IN CUI LAVORIAMO?
Inaspettatamente scopriamo che anche l’Azienda riconosce al tatto, al contatto, una sua importanza nelle relazioni lavorative…
Che le emozioni trasmesse attraverso il contatto umano possono giocare un ruolo importante sul raggiungimento di obiettivi e sulle performance dei collaboratori…
Una vera rivoluzione se pensiamo al posto che poteva avere l’emozione in Azienda fino a pochissimi anni fa…

mercoledì 6 novembre 2013

Survey UDITO: "Abbiamo un buon orecchio?"

"HR in tutti i Sensi" Riflessioni sensate sul nostro lavoro: UDITO
Survey indirizzata agli HR Manager di AIDP Abruzzo e Molise
Elaborata da: Alberta Ranieri

“ABBIAMO BUON ORECCHIO?”
Scala da 1 a 5:      1 per nulla, 5 moltissimo

1.  ASCOLTARE = ESSERE DISPOSTI A CAMBIARE
Quando ascolto mi metto nei panni dell’altro, miro a creare complicità e coinvolgimento
perché ho la volontà di capirlo meglio, di abbracciare le sue ragioni.
Assumo il punto di vista del mio interlocutore condividendo, per quello che è umanamente possibile,
le sensazioni che manifesta.

Quanto è vero per me? 4,3/5
Quanto è vero per l'Azienda? 3,4/5


2.  ASCOLTARE = CORRERE RISCHI
In ogni vera conversazione c’è il rischio di venire criticati. Sono disposto a scoprire che non sono nel vero, e nel caso, mi impegno a rispondere con argomentazioni corrette e veritiere. 
Quanto è vero per me? 4,4/5
Quanto è vero per l'Azienda? 3,3/5

3.  ASCOLTO = SILENZIO
Mi pongo con un atteggiamento di reciprocità e democraticità nella conversazione.
Cedo
la parola all’altro e ascolto senza interrompere.
Quanto è vero per me? 4,3/5
Quanto è vero per l'Azienda? 3,6/5

4.  ASCOLTARE = SOSPENDERE I GIUDIZI
Quando ascolto sgombro dalla mia mente qualsiasi pensiero o emozione negativa riguardo alla persona che ho di fronte. Sospendo i giudizi di valore  ed evito di attribuire all’interlocutore etichette.
Mi
concentro solo su ciò che mi viene detto.
Quanto è vero per me? 3,8/5
Quanto è vero per l'Azienda? 3,1/5


5.  ASCOLTO = STRATEGIA
Il potenziale di conoscenze e competenze, posseduto dalla maggioranza dei dipendenti, può essere messo a frutto per la risoluzione delle criticità interne e per la definizione di strategie e azioni volte al miglioramento della vita organizzativa. Sono consapevole che per rendere la comunicazione con i dipendenti realmente proficua sia necessario chiedere spesso la loro opinione, fare domande e mostrare notevoli capacità di ascoltare.
Quanto è vero per me? 4,6/5
Quanto è vero per l'Azienda? 3,8/5

CONCLUSIONI: Gli HR, Ascoltano…l'Azienda, meno

L’affermazione più condivisa dagli HR è ASCOLTARE= STRATEGIA
Gli Hr riconoscono che l’ascolto dei propri collaboratori può essere fonte di strategie ed azioni volte a migliorare l’organizzazione aziendale.

L’affermazione meno condivisa dagli HR è ASCOLTARE= SOSPENDERE GIUDIZI
Non risulta facile concentrarsi solo su ciò che ci viene detto;  permane durante la conversazione  l’idea che abbiamo del nostro interlocutore, sia positiva, sia negativa  e ci condiziona.

Il maggiore disallineamento tra opinione  degli HR e dell’Azienda si ha nella condivisione dell’Affermazione:
ASCOLTARE= ESSERE DISPOSTI A CORRERE RISCHI
Gli HR hanno volontà di capire le ragioni del proprio interlocutore e sono disposti a cambiare il proprio pensiero. Gli HR non riconoscono alla propria Azienda la stessa propensione al cambiamento .

“Non esistono argomenti poco interessanti, 
ma persone poco interessate”.


Un buon HR 
dovrebbe essere la voce del dipendente con l’azienda 
e l’orecchio dell’azienda con i dipendenti”

giovedì 24 ottobre 2013

“HR in tutti i Sensi. Riflessioni sensate sul nostro lavoro" : “E’ giusto trattare i propri colleghi con tatto?”

Angelo Petrucci - Raffaele Credidio - Mario Morelli

Questa volta la matita protagonista non è quella del narratore ma quella dello stilista, che interpreta con raffinatezza e senso estetico l’eleganza italiana.  La morbidezza dei tessuti, la leggerezza delle stoffe e la comodità del capo Brioni che abbraccia perfettamente il corpo, hanno ispirato la seconda giornata AIDP Abruzzo e Molise, dedicata ai 5 Sensi. Oggi il nostro protagonista è il tatto.
A disegnare l’Alta moda maschile Brioni iniziarono nel 1945 a Roma, il sarto pennese Nazareno Fonticoli e l’imprenditore umbro Gaetano Savini, ispirandosi al paradisiaco arcipelago Brioni, meta del jet set dei primi del Novecento.
Suggestioni, unicità, ricercatezza e stile sono le caratteristiche di queste isole ed anche l’essenza stessa dei capi Brioni. Da Roma a New York il salto per l’atelier fu breve ed oggi in tutto il mondo, toccando ed indossando un loro abito si ha la sensazione di far parte di “un’isola che non c’è”.
In 220 passaggi i preziosi tessuti vengono trasformati, con tatto e minuzia, in un abito unico e senza tempo.
L’eccelso valore di quest’arte è rappresentata dal Chief Master Tailor, Angelo Petrucci, che con fierezza porta nel mondo l’alta qualità sartoriale dell’azienda Brioni. Oggi tutto in azienda parla del valore artigianale del lavoro e della professionalità del singolo dipendente. “Tutte le fasi di produzione svolte da centinai di mani sapienti (sarti, tagliatori, tecnici) mirano a valorizzare ed a rendere unico ogni singolo capo Brioni”, come evidenzia il Direttore HR Brioni, Mario Morelli.
Prendendo spunto dagli innumerevoli accorgimenti che si adottano per realizzare un capo, AIDP chiede metaforicamente ai suoi direttori del personale, se lo stesso tatto viene utilizzato nelle relazioni umane in azienda e se oggi abbia ancora senso parlare di tatto con i dipendenti.
Se è vero come cita , Dante D’Alfonso (Resp del Personale di McDonald’s Pescara), che spesso i leader sono visti in azienda “come grandi intimidatori, simili ai padri severi, i cui figli obbediscono mossi dal timore e dal desiderio di compiacerli”,  il Presidente AIDP Abruzzo è Molise, Raffaele Credidio, si domanda quando gli HR d’impresa smetteranno di trattare i propri dipendenti come bambini. L’approccio aziendale non è forse paternalistico, con i suoi numerosi divieti e permessi concessi solo se il dipendente obbedisce alle norme? Ed ancora, se come ricorda D’Alfonso, per Steve Jobs “tutto ciò che siamo sono le nostre idee ovvero le persone di cui ci circondiamo”, quando gli HR coglieranno l’opportunità che, secondo Credidio, l’attualità sta offrendo? Ovvero quando si aprirà la mente verso soluzioni alternative di gestione delle risorse umane, concedendo non rigide regole e procedure da seguire, appartenenti ad un modo di fare impresa che non esiste più,  ma dando obiettivi da raggiungere, orientando il dipendente verso la meta comune d’impresa e non verso il badge da vidimare ed i permessi da richiedere? Occorrerebbe quindi trovare un nuovo contatto con i dipendenti, attraverso idee innovative, specchio della vita di oggi, in cui non serve obbligatoriamente la presenza fisica in azienda per fare business ma basta un IPAD, un’email, una videoconferenza o un aereo.
 Quanto sia presente oggi la propensione al cambiamento verso i nuovi modi di lavorare, di concepire il valore di un dipendente a fronte delle potenzialità tecnologiche, AIDP Abruzzo e Molise lo sta provando a scoprire con un sondaggio interno, curato da Alberta Ranieri, Responsabile Amministrazione del Personale Auchan Pescara. Per proiettarsi effettivamente nel XXI secolo, nelle esigenze sociali di work balance,  nella reale concretizzazione dell’agognata qualità di vita, serve scoprire il nuovo modo di fare impresa e di organizzare il lavoro con-tatto. - (Elena Prizzi)